18 novembre 2014patologia vascolare

Approccio conservativo del flebolinfedema

Elena Giacomelli
Università degli Studi di Firenze – Dipartimento di Medicina sperimentale e Clinica – Unità di Chirurgia Vascolare

 

Il linfedema primario o secondario presenta delle caratteristiche anamnestiche, cliniche e obiettive ben specifiche, difficilmente confondibili. Tuttavia, esistono alcune situazioni in cui è possibile incorrere nell’errore diagnostico come, in particolare, nel flebolinfedema, una forma mista in cui la linfostasi si associa a importante patologia venosa (1).
In tali situazioni, la valutazione clinica deve essere accompagnata da un adeguato supporto strumentale, che comprovi il difetto di progressione e la ridotta capacità di trasporto del sistema linfatico della regione anatomica interessata (2).

ANAMNESI ED ESAME OBIETTIVO
Paziente di sesso femminile, 30 anni, di nazionalità marocchina, giunge alla nostra osservazione per un sospetto linfedema di stadio IIB con importante sintomatologia clinica e limitazione funzionale.
In anamnesi familiarità positiva per insufficienza venosa cronica, nessuna patologia pregressa degna di nota, due gravidanze con parto naturale all’età di 25 e 28 anni, nessun intervento chirurgico, nessun trauma.
Il linfedema era insorto da circa 3 anni.
All’esame obiettivo: marcato edema dell’arto inferiore sinistro, segno di Stemmer positivo, circonferenza alla radice delle dita 34 cm, circonferenza al dorso del piede 38 cm, circonferenza alla caviglia 43 cm, circonferenza a livello sottogenicolare 50 cm.
L’arto controlaterale presentava diametro alla caviglia di 25 cm e sottogenicolare di 37 cm.
Viene eseguito ecocolordoppler venoso degli arti inferiori che esclude la presenza di alterazioni emodinamiche del circolo venoso profondo tali da giustificare il quadro clinico. Nell’ipotesi di una genesi parassitaria (Filaria Bancrofti) è stata richiesta consulenza infettivologica che la paziente non ha comunque eseguito.

DIAGNOSI
Linfedema dell’arto inferiore sinistro in stadio IIb (fibrolinfedema con arto a “colonna”)

TRATTAMENTO E FOLLOW-UP
La paziente è stata trattata, alla prima visita, con stivaletto di Unna all’ossido di zinco, elastocompressione e supplementazione orale a base di NédeMAX 2 compresse x 2 per 7 giorni.
Alla visita successiva la paziente riferisce netto miglioramento della sintomatologia, la circonferenza della caviglia risulta 35 cm, la circonferenza sottogenicolare 45 cm.
Si esegue nuovamente bendaggio elastocompressivo e si prescrive supplementazione orale con Nédemax 2 compresse x 2 per ulteriori 7giorni.
Alla rivalutazione la paziente riferisce ulteriore lieve miglioramento della sintomatologia, la circonferenza della caviglia risulta 32 cm, quella sottogenicolare 42 cm.
Si prescrive elastocompressione con gambaletto IIclasse, Nédemax 1compressa x 2 associato a Nédema crema-gel 1 applicazione x 2. Al controllo successivo la paziente non si presenta, lasciandoci presagire il definitivo miglioramento del quadro clinico e della sintomatologia.

CONCLUSIONI
L’approccio alla patologia flebo-linfatica determina i maggiori risultati quando basato sull’associazione di terapia elastocompressiva e trattamento sistemico. In queste circostanze, si è rivelato utile intervenire, attraverso la terapia di supplementazione orale, su tre aspetti che concorrono all’insorgenza dell’edema, ovvero, il deficit venoso, l’insufficienza linfatica e l’infiammazione. Pertanto, questo approccio ha prodotto risultati incoraggianti in termini di riduzione del volume degli arti e miglioramento della sintomatologia, già evidenti dopo il primo ciclo di terapia.

BIBLIOGRAFIA
1. Campisi C. Lymphoedema: modern diagnostic and therapeutic aspects – Int Angiol 1999;18:14-24
2. S. Michelini et. al: Linee guida italiane sul linfedema – EUR MED PHYS 2007;43 (Suppl. 1 to  n. 3)

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